Un atteggiamento ostile può essere interpretato come barriera?

Quando viene analizzata la situazione globale di una persona cioè il suo funzionamento in prospettiva bio-psico-sociale, si considerano le condizioni fisiche e i fattori contestuali come estremi superiore e inferiore del modello. I fattori contestuali ambientali e personali possono già rappresentare "barriere" e "facilitatori"? Per esempio: un atteggiamento ostile da parte della famiglia dell'alunno può essere interpretato come barriera?

Certamente sì.

Ricopio questo periodo tratto dalle Linee Guida (pag. 22), ma consiglio di rileggere tutto il capitolo:

«I fattori ambientali, secondo la prospettiva dell’ICF, costituiscono gli atteggiamenti, l’ambiente fisico e sociale che condizionano il funzionamento: essi possono essere facilitatori oppure barriere in rapporto al funzionamento della persona con disabilità. Pertanto, al fine di realizzare un contesto scolastico adatto a un progetto inclusivo, è opportuno individuare gli elementi che possono essere facilitatori, da valorizzare nella progettazione e negli interventi educativi e didattici, e identificare gli elementi che rappresentano delle barriere da rimuovere.»

Spesso sono proprio gli atteggiamenti che costituiscono la principale barriera per l’inclusione, in molti casi assai più limitante di quelle fisiche (come le barriere architettoniche) ma anche molto più difficile da individuare e, soprattutto, da rimuovere.

Ricordiamoci che l’identificazione delle barriere ha senso se poi interveniamo per superarle, o almeno per ridurne gli effetti negativi, e fondamentale è infatti la successiva sezione 7 del PEI, strettamente connessa alla 6, sugli “Interventi sul contesto per realizzare un ambiente di apprendimento inclusivo”.

Un atteggiamento ostile da parte della famiglia dell’alunno è probabilmente una barriera che ostacola i processi di inclusione, ma dobbiamo anche chiederci come accoglieranno i genitori, che fanno parte del GLO, una osservazione del genere. E quindi in ogni caso dobbiamo procedere con cautele e tener conto anche dell’altra campana. Ma se la situazione è questa, e il problema davvero è la famiglia, a scuola possiamo fare ben poco, se non eventualmente cercare sempre di valorizzare con forza e insistenza le potenzialità dell’alunno sperando di modificare l’atteggiamento ostile.

Molto più efficace, e sensato, è sforzarsi di individuare le barriere derivanti da atteggiamenti negativi che si manifestano a scuola perché su quelle, se riusciamo davvero a “vederle” (ma non è facile!) abbiamo qualche probabilità in più di intervenire con successo.

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Inserimento: 28 Agosto 2021